venerdì 22 marzo 2013

Italia, la strada è quella giusta.

Italia festeggia il goal di Balotelli contro il BrasileSi sa, la Nazionale italiana non si può giudicare dalle amichevoli: tante volte è capitato che le prendesse sottogamba e venisse per questo sottovalutata; è un po' la nostra mentalità, prendere le cose alla leggera ma tirare fuori gli attributi nei momenti di necessità. Per questo non si possono trarre delle conclusioni affrettate anche nei casi in cui, come nella partita di ieri sera, verrebbe da fare i complimenti alla nostra Nazionale. Contro il Brasile abbiamo assistito ad un primo tempo bruttino, dove siamo stati castigati prima da Fred e poi da Oscar; nella ripresa la forte voglia di rivalsa e di ben figurare dei nostri è venuta fuori ed ha dato vita ad un ottimo calcio che ci ha permesso di pareggiare il conto con i gol di De Rossi e Balotelli, autore di una precisa parabola dai 25 metri; l'impressione è stata quella di poter contare su un buon numero di ottimi giocatori in ogni reparto, anche in attacco, dove fino a qualche mese fa si aveva la sensazione di avere il punto debole; il blocco-Juve, che caratterizza da qualche anno la nostra nazionale, sembra poter dare delle buone garanzie, ma anche gli altri elementi hanno saputo affermarsi o rivelarsi come di livello: in particolare ieri sera hanno ben figurato il giovane De Sciglio e Alessio Cerci. Insomma, quello che ci interessava adesso non era tanto di battere il mitico Brasile, vittoria che ci manca dal lontano mondiale spagnolo dell' '82 e che sarebbe stata comunque meritata, viste le numerose occasioni sciupate dai nostri, quanto di mostrare di avere le carte in regola per puntare al bersaglio grosso: l'attesissimo mondiale carioca dell'anno prossimo (la Confederations' Cup, che si terrà il prossimo giugno, ad essere onesti, non ha mai avuto un forte appeal); magari lì torneremo a battere il Brasile e l'aver aspettato un altro anno sarà valsa la pena.

MF

Calciomercato: Juve, Jovetic o Suarez? Inter su Sanchez

Mancano più di tre mesi alla fine della stagione calcistica ma i grandi club italiani ed europei sono già partiti alla ricerca di giocatori per rinforzare le proprie rose.




In Italia, una delle più attive è la Juventus che, nonostante stia dimostrando di essere la più forte, è sempre alla ricerca di una punta che dia spessore al reparto offensivo. Il primo della lista è Stevan Jovetic, ma la Fiorentina e Della Valle non vogliono cederlo ai bianconeri dopo lo sgarbo di quest'estate. Il secondo nome è quello di Ibrahimovic che però non è benvoluto dai tifosi dopo il "tradimento" nell'anno della retrocessione quando lo svedese non volle seguire la Juve in Serie B e si accasò ai rivali dell'Inter. Il nome più gettonato è quello di Suarez del Liverpool che sta segnando tantissimo in Inghilterra ma che spaventa per il suo temperamento focoso.


La Roma frena le sirene inglesi, in particolare le insistenti richieste di Mancini che vorrebbe al City Lamela e Marquinos, conteso anche dal Barcellona. I giallorossi dichiarano incedibili i propri gioielli, così come Osvaldo che, però, Sabatini spinge verso una difficile ma possibile trattativa con la Fiorentina per arrivare a Jovetic. Per la difesa, occhi puntati su Dusan Basta dell'Udinese

De Laurentis, in una recente intervista ha dichiarato che il Napoli farà cinque innesti quest'estate per rendere più forte una squadra già competitiva. Diakitè, Obiang e Nocerino sono alcuni dei nomi circolati. Cavani è richiesto dai maggiori club d'Europa, ma il presidente non ha dubbi, solo in caso di offerta irrinunciabile (60 milioni) si priverebbe del suo bomber

Il Milan è in cerca di un difensore che faccia dimenticare Thiago Silva. Piacciono Dedè del Vasco de Gama e Ogbonna del Torino. Ma proprio oggi è arrivata la dichiarazione d'amore di Santon che tornerebbe in Italia solo per i colori rossoneri. Anche lui come Balotelli, ha debuttato con l'Inter ma è tifoso del Milan.

L'Inter, col dubbio se tenere o meno Stramaccioni, è vicinissimo a un doppio colpo, Icardi della Sampdoria e, soprattutto, Sanchez dal Barcellona. Il cileno non è riuscito a ripetere le straordinarie prestazioni avute con l'Udinese, finendo spesso in panchina, e vorrebbe tornare in Italia per avere maggiori possibilità di giocare.


In Europa, è notizia di poche ore fa, del pressing del Real Madrid su Aguero (sembra pronta un'offerta di 45 milioni di euro) e Tourè dal City. Ma sull'ivoriano c'è anche il Chelsea di Abramovich.

In Francia, il Psg è indeciso sul futuro di Ibrahimovic. Ancellotti sa che i soldi non sono un problema e vorrebbe provare a convincere la dirigenza a fare un doppio colpo da fantacalcio: C.Ronaldo e Rooney. Più facile arrivare a Nasri, in rotta con il Manchester



La squadra di Mancini ha messo in vendita una folta lista di giocatori tra cui, Dzeko, Milner, Hart, Lescott, Kolarov e lo stesso Nasri. L'obiettivo è quello di vendere giocatori che non rientrano più nei piani della dirigenza per far spazio ai possibili acquisti di Falcao dall'Atletico Madrid e Cavani dal Napoli.


In Germania, infine, il primo acquisto dell'era Guardiola potrebbe essere Lewandowski, attuale capocannoniere della Bundesliga. Il bomber polacco ha, infatti, deciso di non rinnovare il contratto con il Borussia Dortmund ed è sempre più accostato al Bayern Monaco.

giovedì 21 marzo 2013

Brian Clough: il più grande di tutti?

"Non credo di essere il miglior allenatore al mondo, ma sono sicuramente nella top one."

Quando era un centravanti fra i più temuti del campionato inglese, "Wild" Bill Shankly, il leggendario manager che ha inventato il Liverpool, disse di lui : "E' peggio della pioggia a Manchester, almeno quella ogni tanto smette". Brian Clough invece di segnare non smetteva mai. Nè di protestare e inveire con i suoi avversari. 
Intrattabile, permaloso, arrogante, freddo: non vi sono aggettivi più appropriati per descriverlo; ma Brian Clough seppe meritarsi anche il titolo di “soccer genius”, perché è stato realmente un manager geniale, un allenatore che, in un calcio legatissimo alle tradizioni come quello inglese, portò realmente delle novità e seppe imporle con i risultati rivoluzionando l'intero movimento. Ed è stato l'unico a portare le sue squadre, il Derby County nel ’72, ed il Nottingham sei anni dopo, a conquistare il primo titolo della loro storia, che nel caso del Forest è anche rimasto l'unico. Infatti,  fu capace con quelle squadre storicamente lontane dal grande giro, ad inventare,  letteralmente da zero, due serie vincenti sempre partendo dai bassifondi della Seconda Divisione. A British Legend.


Quando Brian Clough lascia il calcio agonistico a causa di un grave infortunio deve ancora compiere 28 anni. E’ il giorno di Santo Stefano (il cosiddetto Boxing Day) del 1962.
Dopo inutili tentativi di ripresa dell’attività agonistica, diventa, a soli trent'anni, il più giovane allenatore del Regno Unito e nell’Hartlepools United inizia il suo sodalizio con Peter Taylor, ex compagno di squadra al Middlesbrough e destinato ad essere il suo braccio destro per tutta la sua nuova carriera. I due si intendono a meraviglia e nasce una collaborazione reciproca fondata sul rispetto che poi sfocerà in un'amicizia come poche, capace di compiere autentiche imprese sportive . Infatti, in quattro anni di quarta divisione costruiscono una squadra pronta per la promozione che in seguito arriverà quando entrambi saranno già passati al Derby County. Ed è proprio a Derby, davanti alle anguste tribune di legno del "Baseball Ground " a partire dalla stagione 1967 - 1968, che Clough realizza il primo miracolo costruendo mattone dopo mattone una squadra destinata a diventare una delle più forti del Paese. L'occasione si presenta subito: 1968, 3° turno di FA Cup. Il caso vuole che nei sorteggi si trovino di fronte il Leeds United di Don Revie (rispettivamente squadra e allenatore più importanti e vincenti dell'epoca) e il Derby County, appunto, modesta squadra di Seconda Divisione. L'attesa nella città di Derby è frenetica, tanto che lo stesso Clough pretende dai magazzinieri sino ai suoi giocatori, passando per gli addetti alle pulizie degli spogliatoi, il massimo possibile: è una grande sfida, contro una grande squadra, insomma, non si vuole per nulla sfigurare. Ed è in parte così, la gara termina 2-0 per il Leeds (con un rigore parecchio generoso) se non fosse che il collega avversario Don Revie non lo considera minimamente. Nessun saluto, nessuna presentazione, nessuna stretta di mano, niente di niente. Ne nasce una lunga faida personale. Brian Clough da quel momento, visto il trattamento subito e la poca considerazione ricevuta ha un solo obiettivo: battere Don Revie. Ma prima di poter far ciò, bisogna salire di categoria, e vincere la Seconda Divisione. Ed è quel che succede  la stessa stagione, in cui il Derby County domina letteralmente vincendo il campionato ed è promosso in Prima Divisione. E l'occasione si presenta subito,nel campionato seguente, nelle prime giornate : nuovamente Leeds - Derby, stavolta in trasferta e per Clough la prima possibilità di rifarsi. Finisce 5-0 per i padroni di casa e Clough è disperato, ma convinto che possa riuscire nell'impresa. Il suo Derby County nei primi due anni in Prima Divisione, gioca un buon calcio, ottenendo parecchi successi che proiettano la squadra sempre a ridosso delle prime. E' una squadra "tignosa" come il suo allenatore, ma è anche una squadra capace di interpretare al meglio le caratteristiche tipiche del calcio inglese e scozzese fatto di velocità, aggressività, ritmo, alle quali Brian Clough, senza snaturarle, riesce ad associare anche un certo ordine tattico. Risultato? Vittorie, anche larghe contro le più forti squadre inglesi di allora, tra cui naturalmente anche il Leeds e vittoria del campionato nel 1971-1972. I “Rams” possono festeggiare il loro primo titolo in 88 anni di storia.
E’ un trionfo che supera ogni immaginazione, ma Clough è scatenato e vuole di più, la sua ambizione lo porta a pretendere  subito il trionfo europeo.
In Coppa Campioni, l’anno dopo, è raggiunta agevolmente una semifinale storica contro laJuventus in due partite memorabili per intensità e per il vespaio di polemiche che sono destinate a sollevare. Accade che, a Torino, nella partita di andata vinta dalla Juve per 3-1 l'arbitro Schulenburg ammonisca Archie Gemmill e Mc Farland, che sono glà diffidati, e li escluda quindi dalla partita di ritorno.A fine partita Clough è una furia. Le sue esternazioni sono decisamente sopra le righe ed imbarazzano non poco l’UEFA e la Football Associationin particolare quando afferma che :- “Dentro lo spogliatoio dell’arbitro c’erano gli italiani, prima della gara e durante l’intervallo !”-.
La dirigenza juventina non risponde alle provocazioni, ma nasce lo stesso qualche attrito nei corridoi dello spogliatoio ed all’uscita della Sala Stampa, quando un Brian Clough sempre più furibondo viene sorpreso ad urlare: “Fucking Italian bastards !”  ovvero "Italiani imbroglioni bastardi!", una frase che non smentirà mai.
Non bastasse questo a fine gara Peter Taylor cerca addirittura di assalire l’arbitro, ma la polizia lo blocca, nasce un  diverbio e Taylor rischia addirittura l’arresto. 
Clough, nonostante gli ottimi risultati, è profondamente deluso della situazione in cui si è venuto a trovare, infatti, dopo un paio d’anni esaltanti, attorno al club non avverte più l’entusiasmo di un tempo. Ci sono continui litigi con Sam Longson, il presidente, che vuole puntare ad un incarico nella potente federazione inglese e teme che il comportamento del suo manager, spesso in aperta polemica con la Football Association sulla stampa ed in televisione, possa danneggiarlo. Per cui Clough addirittura decide di dimettersi, insieme a Peter Taylor. 
A quel punto si apre il primo ed unico periodo buio del tecnico: dapprima litiga prepotentemente con Taylor (i due si riappacificheranno qualche mese dopo) e  diventa allenatore in terza serie del Brighton, successivamente vista la mancanza di prospettive viene contattato dagli acerrimi rivali del Leeds. Già, proprio loro, orfani di Don Revie, divenuto intanto ct della Nazionale inglese. L'avventura per Clough dura 44 giorni e si conclude malissimo; non nasce mai un vero feeling, anzi viene accusato dai suoi giocatori e dai tifosi di voler far perdere apposta il Leeds, schierando i giocatori meno bravi. Clough venne esonerato, ma dopo aver preso, come clausola per la rescissione, 25.000 sterline, il pagamento delle sue tasse sulla propria casa a opera del Leeds e una Mercedes. Ma Brian Clough non perde tempo e sin dalla successiva stagione segue la strada intrapresa in precedenza con il Derby: allena in Seconda Divisione il Nottingham Forest, e sale subito in Prima Divisione. Al primo tentativo, grazie a tre acquisti azzeccati riesce a vincere il titolo con una squadra neopromossa e nei due anni successivi addirittura un traguardo inimmaginabile: la vittoria in Coppa dei Campioni, per due volte consecutive. Davvero strano il calcio. Allenerà per 18 anni il Nottingham ottenendo altri successi minori, ricevendo critiche continue e punzecchiando sempre i suoi colleghi (spesso mancando di rispetto, come nel caso dell'omosessualità di Justin Fashanu...ndr) e litigando in maniera decisa e definitiva con Peter Taylor per divergenze personali alla fine degli anni '80. 



La morte dell’ex amico e collega Peter Taylor, avvenuta senza che si rappacificassero dopo sette anni senza rivolgersi la parola, la tragedia di Hillsborough, le polemiche e le denunce che erano seguite alla vicenda, il veleno che gli era piovuto addosso dopo che aveva espresso la sua opinione sulle responsabilità dei tifosi del Liverpool, e soprattutto il dolore per la morte di quei 96 giovani giovani tifosi lo avevano provato forse più di quanto fosse disposto ad ammettere anche a sé stesso.
Le cifre della sua carriera sono quanto mai eloquenti: in ventotto anni ha collezionato 1319 panchine, di cui 907 solo a Nottingham, vincendo due campionati, due Coppe Campioni, la Supercoppa Europea, quattro Coppe di Lega, il Charity Shield ed una quantità di tornei minori.
Brian Clough venne inserito nella Hall of Fame del calcio inglese non appena questa venne inaugurata (nel 2002). Considerato uno dei più grandi allenatori della storia del calcio, detiene il singolare primato di aver vinto tutto senza allenare squadre di prima fascia.
Morì di tumore il 20 settembre del 2004 all'età di 69 anni, ma resta per tutti il miglior allenatore che un team inglese abbia mai avuto. Arrogante e scontroso quanto bravo e vincente , cui hanno dedicato il film "Il maledetto United". Un allenatore che non si è visto nè prima nè dopo. Proprio da top one.




di Giuseppe Girardi
twitter: @gg230591


Fonte: wikipedia: Brian Clough

domenica 17 marzo 2013

I pronostici della domenica di A.

Nelle partite di ieri la Juve ha battuto senza troppe difficoltà il Bologna ed il Catania ha superato l'Udinese per 3-1. Andiamo a pronosticare gli esiti delle partite domenicali di serie A:

Napoli-Atalanta: questa è la partita giusta per il Napoli per tentare di risorgere e Mazzarri lo sa bene: il Milan ha messo la freccia.
Pronostico: 1

sampdoria, inter, serie aMilan-Palermo: l'avvicendarsi degli allenatori rosanero vuole che oggi sia Sannino a tentare l'impresa a San Siro;il Milan non può lascirsi sfuggire questa occasione per portare a casa i 3 punti.
Pronostico: 1

Sampdoria-Inter: impegno per niente facile per l'Inter dopo il quasi miracolo di coppa; tre soli giorni di riposo potrebbero pesare sulle gambe dei nerazzurri.
Pronostico: 1X

Roma-Parma: la "banda Andreazzoli" ha dimostrato una buona organizzazione di gioco e idee ben chiare; il Parma,d'altro canto, sembra quantomeno poter impensierire gli avversari.
Pronostico: 1X

Torino-Lazio: sembrano due squadre diverse la Lazio di coppa e quella di campionato: vincente e convincente la prima, smarrita la seconda; con Hernanes squalificato e Floccari infortunato, si punta tutto sull'eroe di Coppa Kozak.
Pronostico: X2

Altri pronostici: Pescara-Chievo X; Fiorentina-Genoa 1X; Siena-Cagliari X.



MF

Conte, un'esultanza fuori luogo.

A nove giornate dalla fine la Juventus, con la bella e importantissima vittoria in casa del Bologna, si porta a 65 punti, staccando di 12 lunghezze il Napoli, facendo un nuovo grande passo verso la conquista dello scudetto.

Questa sarebbe dovuta essere la notizia principale dell'insidiosa trasferta bianconera e, invece, Conte è riuscito a mettersi al centro dell'attenzione di tutti con un'esultanza da ultrà a pochi minuti dal termine con cui incitava a gran voce i propri tifosi.

Pioli, vedendo il collega sbracciarsi verso la curva è rimasto sconcertato, gli è sembrato un gesto irrispettoso nei confronti del Bologna, e a fine partita ha dichiarato: "L'esultanza di Conte mi è sembrata esagerata perché rivolta ai nostri tifosi. Ma la Juventus ha meritato la vittoria"
Conte, invece, davanti alle telecamere di Sky ha detto la sua: "L'esultanza? Se non posso neanche esultare con i tifosi dopo una vittoria importante allora non so più che fare. So che quando vinciamo dà fastidio a tanti, ma la mia di certo non è stata una mancanza di rispetto. Noi veniamo sempre accolti in maniera tremenda, gente che ci insulta, bastonate, ed altro. Facciamo vedere queste cose. Io continuerò a festeggiare con i miei tifosi. Ho vinto, sto vincendo uno scudetto, e non posso tifare con i tifosi? Non si può sempre fare polemica."

Ecco, appunto, Conte vuole festeggiare con i suoi tifosi, ed è una cosa giustissima, sacrosanta. Nessuno glielo può vietare, soprattutto per il grande campionato che sta disputando la sua squadra. Ma farlo in uno stadio dove il 90% sono tifosi della squadra avversaria, sa di provocazione ed è questo, volente o nolente, il messaggio che ha veicolato. 

Conte è un bravissimo allenatore, nessuno lo mette in dubbio ma, a volte, il suo carattere sanguigno e il suo cuore dai colori bianconeri, tradiscono la sua fede sfegatata per la vecchia signora portandolo ad avere un atteggiamento che a freddo, probabilmente, non avrebbe avuto. 

giovedì 14 marzo 2013

Agostino di Bartolomei : storia di un Capitano indimenticato


Sono passate da poco le otto della mattina del 30 maggio 1994 quando il 39enne Di Bartolomei - non più Ago, non più Diba, non più il capitano dello scudetto e di tante altre battaglie, ma solamente, normalmente e banalmente nella sua semplicità tale Agostino Di Bartolomei, si alza dal letto. Agostino esce dalla camera senza farsi sentire, come al solito, per non svegliare la moglie Marisa, ex hostess conosciuta nell'anno dello scudetto : è una bellissima giornata, c'è tanto sole che richiama il caldo pre estivo imminente. A quel punto scende piano le scale della sua abitazione - una magnifica villa immersa nel verde di San Marco Castellabate, piccolo borgo del salernitano raggomitolato sulla riva del mare - quindi apre un cassetto e ne estrae una delle sue due pistole. E' una Smith & Wesson calibro 38. Di Bartolomei la carica, si sposta in veranda e là, nel silenzio, ancora in pigiama, preme il grilletto e spara. Un colpo dritto al cuore. Giallo come il sole, rosso come il cuore. Sono passati dieci anni da quella sfortunata finale di Coppa dei Campioni persa ai calci di rigore, a Roma. Dieci anni esatti. Dieci anni di pensieri, di riflessioni, di vittorie, di sconfitte. Di uno tra i leader più amati di sempre, forse il più amato dalla Capitale giallorossa. Che non dimentica, nè dimenticherà mai, il suo Capitano.

Agostino di Bartolomei nasce a Roma l'8 Aprile 1955 e sin dalle giovanili ha un sogno : giocare per la sua squadra del cuore, la Roma naturalmente, di cui è tifosissimo. Inizialmente nella Primavera le cose non girano perfettamente: spesso siede in panchina, ci sono ragazzi più bravi di lui, la squadra in classifica non va oltre l'8o posto. Un bel giorno però, approfittando dell'infortunio di un certo Bruno Conti (sì, il campione del Mondo '82 di Madrid nonchè un'altra grande futura bandiera giallorossa) l'allenatore di allora, Antonio Trebiciani decide di schierarlo titolare. E da quel 1971 nessuno lo ha più tolto. Improvvisamente la situazione cambia :  l'anno successivo arrivano le prime soddisfazioni, le prime vittorie, i primi gol,  il Titolo Primavera e cosa più importante, il passaggio in prima squadra. E ancora qualche mese dopo, l 'esordio tanto atteso. 22 Aprile 1973, praticamente due settimane dopo i suoi primi 18 anni, contro l'Inter a San Siro (finirà 0-0). 
Nella stagione 1973-1974, alla prima g
iornata, all'Olimpico contro il Bologna (2-1), arriva il primo gol con la maglia giallorossa, valido per la vittoria. Una immensa felicità: un gol decisivo con la Roma davanti al suo pubblico. Nelle prime tre stagioni con i grandi colleziona 23 presenze, poi passa un anno in prestito in serie B, a Vicenza per maturare definitivamente. Al ritorno,quindi a partire dalla stagione 1976-1977 diventa un punto fermo dei giallorossi, tanto che ne diventa a fine anni Settanta, automaticamente il capitano. Scelto all'unisono dall'intero spogliatoio e dal mister, "il Barone", naturalmente il grande Liedholm, che lo posiziona davanti alla difesa con la possibilità di spingersi in avanti palla al piede. Il campionato 1977-1978  è per lui il più prolifico: 10 reti, che ne denotano le spiccate doti offensive unite alla grinta e alla corsa. Simbolo di una città, di una piazza che vive qualsiasi cosa all'eccesso, una passione enorme che solo nella Capitale sanno cosa significa realmente. Arrivano i primi trofei, due Coppe Italia vinte consecutivamente nel 1980 e nel 1981 (ne arriverà anche una terza,successivamente nel 1984). Ma naturalmente, è il 1983 l'anno che conta maggiormente. E' l'anno dello Scudetto, il secondo della storia giallorossa (40 anni dopo il primo successo,in piena guerra) e Agostino è uno dei principali protagonisti, insieme a gente come Ancelotti, Pruzzo, Falcao e il già citato Bruno Conti. Realizza 7 gol con cui trascina la sua squadra ad un Tricolore memorabile.  Campione d'Italia della propria città, da capitano: un vero e proprio sogno. 
La stagione successiva, sin dall'inizio risulta essere ancor più promettente: ci sono i giusti rinforzi, (Giannini,Cerezo e Ciccio Graziani su tutti) e la squadra è impegnata su tutti e 3 i fronti (Campionato, Coppa Italia e Coppa dei Campioni). Dopo essere arrivata seconda a sole due lunghezze , la Roma però non va oltre lo 0-0 contro la Juve capolista (che poi vincerà agevolmente le ultime quattro partite, laureandosi Campione d'Italia proprio ai danni dei giallorossi). La squadra capitolina, arriva però in finale di Coppa dei Campioni e come già detto, nonostante la spinta del pubblico di casa (l'Olimpico era completamente giallorosso, con 70 mila spettatori), viene sconfitta ai rigori il 30 maggio 1984 (gara terminata 1-1). Il dolore è tremendo, essere arrivato ad un passo dal traguardo, aver accarezzato la possibilità di vincere la prima Coppa dei Campioni della storia e non esservi riuscito nell'impresa: il Capitano la prende male, malissimo.  
Nel 1984, con l'arrivo di Eriksson sulla panchina, Di Bartolomei venne ceduto per colpa di un mercato completamente sbagliato. Giocò la sua ultima gara con la maglia giallorossa e con la fascia di Capitano al braccio nella finale di Coppa Italia vinta contro il Verona. Per l'occasione i tifosi gli dedicarono uno striscione indimenticabile : «Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva».
Successivamente giocherà nel Milan, nel Cesena e nella Salernitana, con cui nel 1990 conclude la sua carriera ottenendo la promozione in serie B. 
La sua grandezza è e resterà tale per tutti, ha ricevuto pubblicamente tantissime dediche e tanti ricordi (il Comune di Castellabate, dove viveva, gli ha intitolato una strada, il personaggio di Pisapia nel film "L'uomo in più" del 2001 è ispirato alla sua figura, la canzone "Tradimento e Perdono" dell'amico Antonello Venditti è chiaramente dedicata a lui, ndr) perchè faceva della semplicità la sua arma migliore. Un capitano vero, legato da un amore indissolubile verso Roma e la Roma, e resta per tutti un calciatore con un cuore grande che non si è visto nè prima nè dopo. 



di Giuseppe Girardi
twitter: @gg230591

Fonte:  wikipedia - Agostino Di Bartolomei

La Juve si rafforza, Milan e Inter che fanno?


La Juve si muove per costruire la rosa del futuro e sfoltire quella attuale. Il primo obiettivo è Stevan Jovetic, oggetto del desiderio bianconero da più di un anno. Il giocatore, oltre ad essere giovanissimo, ha un rendimento altissimo e costante, proprio il tipo di giocatore cercato dagli Agnelli e voluto da Conte. Il valore del giocatore si aggira sui 30 milioni di euro, ma Marotta vorrebbe limare la cifra magari inserendo qualche contropartita. Ma il patron della Fiorentina, Andrea della Valle, seppure decidesse di far partire il giocatore, non vorrebbe assolutamente vederlo accasare alla Juve con cui i rapporti sono quasi inesistenti dopo l'affare Berbatov dell'anno scorso.

Il sogno di Agnelli, inoltre, è quello di affiancare a Jovetic un ex che gradirebbe molto tornare a vestire la casacca bianconera. Zlatan Ibrahimovic, che è stato alla Juve dal 2004 al 2006, non sembra essersi ambientato molto a Parigi e i rumors di possibili arrivi di Rooney e Cristiano Ronaldo alla corte francese lo spingono a guardarsi intorno. Il Psg, dal canto suo, sarebbe disponibile a cedere l'asso svedese ma in cambio vorrebbe Vidal e Lichtsteiner. Se ne riparlerà sicuramente più avanti.

L'acquisto di due punte apre ovviamente il discorso cessioni. I principali candidati per far posto ai due ipotetici arrivi sono da scegliere tra questi tre: Quagliarella, Giovinco e Matri.

Il mercato delle milanesi al momento è in fase di stallo. Il discorso prioritario per entrambe è capire chi allenerà le due squadre il prossimo anno. Il Milan, prima della partita del Barcellona sembrava dovesse confermare Massimiliano Allegri ma, adesso, il discorso è cambiato e il tecnico è di nuovo in discussione. Il sogno potrebbe essere l'arrivo di Spalletti che sembra vicino all'addio con lo Zenit.




Anche l'Inter è alla ricerca di un tecnico qualora Stramaccioni non fosse riconfermato. Le ultime deludenti prove dei nerazzurri hanno fatto perdere la pazienza a Moratti che vede allontanarsi la qualificazione alla prossima Champions, obiettivo minimo della stagione attuale. Per la panchina dell'Inter si parla di Mazzarri o di Leonardo ma il sogno di Moratti sarebbe quello di riportare a Milano chi ha portato l'Inter sul tetto del mondo, Josè Mourinho.

mercoledì 13 marzo 2013

Milan, cosa è successo?

Lionel Messi, 25 anni, dopo il primo dei due gol al Milan. ApAlla fine la remuntada c'è stata; ed è stata anche bella pesante. Pur conoscendo la forza del Barcellona, qualsiasi tifoso milanista ci aveva creduto dopo il convincente 2-0 dell'andata, e confidava nel fatto di poter segnare almeno un gol al Nou Camp, gol che avrebbe costretto gli uomini di Villanova a segnare 4 reti; e invece tali speranze si sono infrante sul palo colpito da Niang sull' 1-0: il giovanissimo francese,da solo davanti a Victor Valdes, si è lasciato "ipnotizzare".

Vero è che il dominio di Messi & co. è stato evidente sin dall'inizio: pressing asfissiante, passaggi rapidi e di prima, movimento senza palla: sono bastati 4 minuti al Pallone d'Oro per siglare con una prodezza il vantaggio Barça e mettere paura ai rossoneri, per poi dominare tutto il primo tempo e pareggiare il conto dell'andata ancora con un gran tiro dello stesso Messi. Nel secondo tempo Allegri ha provato ha dare la scossa con alcuni cambi ed il Milan ha risollevato un po' la testa ma non è bastato; e anzi, i blaugrana hanno completato la remuntada con Villa e, in chiusura, con Jordi Alba.

Senza dubbio tutti sotto la sufficienza i milanisti. Difficile stabilire di chi sia stata la colpa di una così pesante debacle: riduttivo dare la colpa ad Allegri, riduttivo darla ai singoli; forse il Barça è troppo superiore come qualità e all'andata ha beccato solo una giornata storta, o forse la paura incussa dai quasi centomila sostenitori spagnoli ha fatto 90, soprattutto nella testa e nelle gambe dei poco esperti in campo europeo (vedi Constant, peggiore in campo); fatto sta che il Milan avrebbe potuto fare di più come collettivo, tenere palla e gestirla con più calma, difendere più stretti su Messi, fare più movimento senza palla. Così non è stato ed ora non rimane che concentrarsi sul campionato, per tornare alla riscossa l'anno prossimo in Champions, magari con qualche innesto dal mercato (oltre a Balotelli) che limi il gap tecnico con le attuali top squadre europee.

MF

martedì 12 marzo 2013

Milan, le mani sulla Champions League

Difficile dire se il Milan possa vincere la Champions quest'anno. Certo, dopo la clamorosa e netta vittoria dell'andata contro gli invincibili catalani, nella testa dei giocatori l'idea di poter fare l'impresa è cresciuta. Ma gli ostacoli sono ancora molti: innanzitutto c'è da giocare il ritorno contro il Barcellona che non vuole ripetere la brutta figura rimediata il 20 febbraio a San Siro. Messi e soci hanno lanciato più di un avviso al Milan, non vogliono solo ribaltare il risultato, vogliono stravincere. Anche Allegri, in conferenza stampa ha dichiarato che bisogna pensare a una cosa per volta, dimenticare il risultato della partita d'andata e giocare come se si partisse dallo 0-0.

Ma quest'anno la rosa delle pretendenti è davvero ampia e tutte possono ambire alla vittoria finale:

Il Real Madrid vuole a tutti i costi la decima coppa, un trofeo che le sfugge dalla stagione 2001-2002, anno dell'ultimo trionfo. Troppo per uno squadrone così blasonato, Mourinho dovrà essere bravo a gestire la pressione della dirigenza e dei tifosi che non vogliono ancora veder fallire questo obiettivo.

La Juventus è una delle outsider. All'inizio della competizione nessuno avrebbe dato molte chance a una squadra che mancava da così tanto tempo e, invece, i bianconeri sono stati bravissimi a giocare le proprie carte conquistando un posto tra le prime otto d'Europa. La squadra di Conte può dire ancora molto, aspettiamoci, dunque, nuove sorprese.

Il Borussia Dortmund gioca tutte le sue carte sulla Champions visto che il campionato ormai è andato. 20 punti da recuperare a un Bayern inarrestabile è un'impresa impossibile. Lewandowski, che quasi certamente lascerà i gialloneri al termine di questa stagione, vuole salutare Dortmund e i suoi calorosi tifosi con un grandissimo regalo..

Il Psg è una delle novità del panorama mondiale, merito degli sceicchi del Qatar che a suon di milioni hanno costruito una grande squadra con Ancellotti alla sua guida. Il problema è che i parigini non sono così amalgamati nè hanno molta esperienza in campo internazionale e la sola voglia irrefrenabile di Ibrahimovic, forse, non basterà per raggiungere la vittoria.

Il Bayern Monaco giocherà domani il ritorno degli ottavi ma, il 3-1 ottenuto in casa dell'Arsenal non ci sono dubbi su chi andrà ai quarti. I bavaresi hanno ucciso il campionato (20 punti sulla seconda) e il loro cammino in Champions è strepitoso. Dopo aver perso due finali nelle ultime tre stagioni, la squadra di Ribery e compagni è probabilmente la principale favorita per la conquista della coppa.

Le altre: Schake04, Galatasaray, Malaga e Porto hanno tutte pari chance di qualificarsi per i quarti ma difficilmente possono ambire a qualcosa di più nonostante la storia ci ricordi che proprio il Porto vinse una Champions nella stagione 2003-2004 partendo da outsider assoluta. Ma questa è un'altra storia.

lunedì 11 marzo 2013

Milan, può vincere lo scudetto?

La 28° giornata  ci dice che c'è un solo ostacolo allo scudetto della Juve: il Milan. Fino a poche settimane fa, dire che i rossoneri potessero ambire alla vittoria finale poteva sembrare uno scherzo, o uno sfottò dei tifosi. Oggi, invece, alla luce del rendimento generale delle squadre di alta classifica è chiaro che non si può più scherzare. Soprattutto la Juve, finora la regina assoluta di questo campionato, non deve prendere sotto gamba la squadra di Allegri. Andiamo ad analizzare le prime della classe:

Juventus: Sta dominando questo campionato e sta andando fortissimo in Champions. Ha nove punti di vantaggio sul Napoli e 11 sul Milan ma, soprattutto, non sembra perdere colpi e, anche se a volte la squadra non è in grande giornata come ieri contro il Catania, riesce a trovare sempre il guizzo giusto per vincere il match.
Punti forti: un gruppo coeso, un mister che fa da collante e la convinzione dei propri mezzi. Punti deboli: l'attacco poco prolifico nonostante lo spessore delle punte

Napoli: Uscire dall'Europa League per concentrarsi sul campionato poteva essere un alibi, ma il rendimento avuto nelle ultime giornate mette in evidenza un calo di forma generale: 4 punti nelle ultime 5 gare a differenza della Juventus che nello stesso arco di tempo ne ha conquistati 10. Cavani, capocannoniere della squadra e del campionato con 18 gol, non segna dal 27 gennaio.
Punti di forza: la tifoseria che non smette d'incitare i propri beniamini anche nei momenti più critici. Punti deboli: il calo di rendimento di Cavani e della squadra in generale. Pochi punti con le piccole.

Milan: Se non avesse avuto una partenza di campionato così disastrosa, chissà dove sarebbe adesso in classifica. Allegri ha iniziato con una squadra senz'anima, privata dei suoi senatori e dei suoi big ed è riuscito con pazienza a compiere un miracolo, rendere il Milan una squadra di vertice capace, addirittura, di fare la voce grossa in campo internazionale battendo nell'andata degli ottavi il Barcellona di Messi.
Punti di forza: Allegri, grande allenatore, capace di ridare fiducia ai propri giocatori dopo una partenza sciagurata. Balotelli, il miglior acquisto di gennaio, 5 gol in altrettante partite di campionato. Punti deboli: la falsa partenza e 11 punti di ritardo dalla capolista.

Inter: Sta vivendo il periodo peggiore della stagione. Dopo il litigio di Cassano con Stramaccioni e il relativo perdono, è arrivata prima la batosta in Europa League col Tottenham e poi col Bologna in casa. Ora i nerazzurri sono a quattro punti dal terzo posto e sono stati scavalcati in classifica anche dalla Fiorentina.
Punti di forza: la capacità dell'Inter di saper affrontare momenti come questi e uscirne da grande squadra. La presenza del presidente vicino ai giocatori. Punti deboli: l'infortunio di Milito, i litigi fuori dal campo, la fiducia in calo nei confronti dell'allenatore.

Fiorentina: La Fiorentina coglie una grande vittoria all'Olimpico contro una diretta rivale per la Champions e scavalca in classifica l'Inter. Ora i viola sono solo a tre punti dal terzo posto occupato dal Milan
Punti di forza: Montella, un allenatore giovane e dal grande futuro. C'è lui dietro alla splendida stagione della Fiorentina. Punti deboli: il rendimento altalenante impedisce, per ora, quel salto di qualità per diventare una squadra di vertice.

Roma: Andreazzoli ha ridato fiducia all'ambiente e la squadra con lui ha ritrovato tranquillità ed equilibrio. Con l'Udinese poteva essere la quarta vittoria consecutiva e, invece, è mancata un pò di cattiveria per chiudere il match. I friulani hanno così approfittato delle ingenuità della retroguardia giallorossa per riacciuffare in extremis il risultato.
Punti di forza: Il ritrovato equilibrio tattico che mancava con Zeman, il rendimento sempre costante e altissimo di Francesco Totti. Punti deboli: Osvaldo sbaglia gol che prima avrebbe fatto con semplicità, una retroguardia che senza Marquinos sembra perdersi.

Lazio: La sconfitta casalinga allontana i biancocelesti dal terzo posto ma è evidente che a pesare è l'assenza di Klose a pesare di più sul rendimento della squadra. Floccari si sta dando un gran da fare, ma non riesce ad essere decisivo come il tedesco.
Punti di forza: Onazi è più di una scommessa. Punti deboli: l'assenza di Klose è ancora lunga.

domenica 10 marzo 2013

I pronostici della domenica di serie A.

Vediamo un po' di pronosticare l'esito delle partite domenicali di questa giornata di serie A.

Lazio-Fiorentina: il match clou della 28° giornata si gioca alle 20.45;la lazio avrà sulle gambe i minuti giocati in coppa ma l'entusiasmo per la stessa vittoria contro lo Stoccarda e il fattore campo fanno prevedere una buona prova dell'undici di Petkovic.
Pronostico:1X

Juventus-Catania: dopo aver sbrigato la pratica Celtic, i campioni d'Italia molto probabilmente non si lasceranno sfuggire la possibilità di allungare sul Napoli,considerando anche qualche assenza nelle fila dei rossoblu.
Pronostico 1

Inter-Bologna: Stramaccioni torna a mettere in campo i migliori,dopo averli risparmiati nella gara di coppa;la voglia di riscatto sarà tanta nei nerazzurri ma non sarà facile avere la meglio su una squadra in ottima forma come il Bologna.
Pronostico:1

Chievo-Napoli: impegno sulla carta abbordabile
per i partenopei ma sottovalutare il laborioso Chievo potrebbe essere fatale.Cavani è chiamato ad interrompere il digiuno di gol.
Pronostico:X2

Altri pronostici: Atalanta-Pescara 1; Cagliari-Sampdoria X; Palermo-Siena 1;
Parma-Torino 1X.

MF


giovedì 7 marzo 2013

Bale travolge l'Inter

Un Inter inguardabile viene travolta dal Tottenham precludendo, probabilmente, il suo percorso in Europa League. Gli Spurs sembravano delle furie in campo e, per quello che si è visto in campo, il risultato poteva essere anche più pesante.

Stramaccioni, come aveva anticipato, rimette in campo Cassano dopo il litigio in allenamento che era costata l'esclusione del barese a Catania. Palacio parte ancora dalla panchina. I nerazzurri arrivano a Londra con lo spauracchio Gareth Bale, il forte esterno gallese conteso a suon di milioni dai più importanti club europei, che proprio all'Inter ha segnato la sua prima e unica tripletta.

I padroni di casa partono fortissimo e dopo appena sei minuti passano proprio con il loro giocatore più rappresentativo: cross di Sigurdsson in area, stacco di testa del gallese che anticipa l'intervento della difesa e batte Handanovic. Pochi minuti più tardi gli Spurs potrebbero raddoppiare con Defoe ma Handanovic salva con un grande intervento. Al 13' Bale viene ammonito per simulazione. Il giocatore, diffidato, salterà la partita di ritorno. Si spera che sia la prima buona notizia della gara per l'Inter e, invece, al 17' gli Spurs raddoppiano: taglio in area di Lennon per Defoe che, spalle alla porta, si gira e conclude a rete. Handanovic respinge come può ma sulla palla arriva per primo Sigurdsson che appoggia a rete con facilità estrema. Al 41' l'Inter potrebbe riaprire la gara con Alvarez servito da Cassano con la complicità di una deviazione. La punta argentina, tutta sola davanti a Friedel, incrocia col sinistro sul secondo palo ma sbaglia clamorosamente.

Nella ripresa Stramaccioni toglie Juan per Palacio, per dare maggiore spinta all'attacco nerazzurro, ma è ancora il Tottenham a sfiorare il gol. Punizione insidiosa di Bale, buco difensivo di Pereira ma Vertonghen non ci crede e manca la palla. Il difensore non sbaglia però al 52' quando su calcio d'angolo anticipa Cambiasso e con un colpo di testa preciso batte Handanovic per la terza volta. Al 62' il Tottenham va vicino al quarto gol con Defoe ma Handanovic, con un pò di fortuna, salva in angolo. Al 73' Palacio si presenta davanti a Friedel che lo ipnotizza e gli impedisce di accorciare le distanze. Negli ultimi minuti non succede più nulla e il Tottenham si limita ad amministrare il risultato.

Finisce il match al White Hart Lane con un pesantissimo 3-0 che porta il Tottenham a un passo dai quarti di finale. Benissimo tra gli Spurs Bale, Sigurdsson e Lennon davvero devastanti nella retroguardia nerazzurra. L'Inter ha giocato malissimo e non ha saputo sfruttare quelle poche occasioni per tenere in vita la partita. Al ritorno ci sarà bisogno di un'impresa per guadagnare il passaggio di turno quasi compromesso.

martedì 5 marzo 2013

Il Real ai quarti ma il Manchester recrimina

Doveva essere la notte di Van Persie o dell'ex, mai dimenticato, Ronaldo e, invece, è stata la notte di Cakir, arbitro turco, che con un errore decisivo e clamoroso nel secondo tempo ha falsato un match fino a quel momento bellissimo e giocato con grande intensità da entrambe le squadre. Al 55' un normale, anche se un pò scoordinato, intervento di Nani sulla palla finisce per colpire Arbeloa. L'arbitro a sorpresa estrae il rosso, mandando anzitempo il portoghese negli spogliatoi, facendo infuriare Ferguson che viene trattenuto a stento dal suo tentativo di entrare in campo. Persino Mourinho viene ripreso dalle telecamere a parlare a lungo con il suo maestro. Probabilmente anche per lui l'espulsione era inesistente. Da quel momento il match, che vedeva in vantaggio il Manchester per 1-0, cambia totalmente e il Real riesce a ribaltare il risultato qualificandosi ai quarti di finale.

Dopo l'1-1 dell'andata al Santiago Bernabeu, il Real aveva assolutamente bisogno di una vittoria per passare il turno, ma nel primo tempo l'unica azione dei blancos è al 10' con Higuain che prova con un tiro a giro sul secondo palo non centrando lo specchio della porta. E' il Manchester, invece, a creare le più ghiotte occasioni da gol: al 20' colpo di testa di Vidic su calcio d'angolo che batte Lopez ma il palo salva il Real. Al 33' è il sostituto di Casillas a rendersi protagonista con due interventi consecutivi sul tiro di Van Persie prima e poi su Wellbeck.

Nella ripresa i Red Devils colpiscono. Varane, fino a quel momento uno dei migliori, si fa rubare palla sulla linea di fondo da Nani che mette subito al centro. Ramos tenta la respinta, ma la leggera deviazione di Wellbeck lo manda fuori tempo facendogli spedire la palla alle spalle di Lopez.

Il Real è alle corde e sembra sul punto di crollare quando avviene il fattaccio: la difesa madrilena spazza via la palla dalla sua area, Nani segue la traiettoria e cerca lo stop al volo ma non si accorge dell'arrivo di Arbeloa. Lo scontro è inevitabile e i due rimangono a terra. Tutti si aspettano, alla ripresa del gioco, una palla a due e invece l'arbitro decide per un inesistente gioco violento di Nani e lo espelle con un rosso diretto. I momenti seguenti sono un autentico putiferio, con Ferguson che prima tenta di entrare in campo e poi incita i propri tifosi in cerca di supporto.

A quel punto il Real si riveglia e, dopo qualche minuto di assestamento, cambia marcia e approfitta della superiorità numerica per cambiare la storia del match. Modric, entrato da poco in campo, tira da fuori area e insacca per il pareggio. Passano solo due minuti e le merengues trovano il raddoppio: Ozil serve in area Higuain, l'argentino vede il taglio di Ronaldo e gli mette sui piedi un pallone che il portoghese appoggia con facilità in rete regalando ai suoi il gol che vale la qualificazione.

Nei minuti finali, il Manchester si butta a testa bassa in avanti alla ricerca dell'impresa disperata ma Lopez, con due interventi prodigiosi, nega il gol agli inglesi.

Il Real va agli ottavi e Mourinho può continuare il suo sogno di portare a Madrid la decima coppa. Esce il Manchester, che non meritava certamente la sconfitta e che può, giustamente, recriminare per l'arbitraggio indecente del turco Cakir

Ivan Zamorano - di Scare82, Bar Frankie


Se salti con la curva segna Zamorano! Era questo più o meno il coro che la nord dedicava al nostro personaggio, Ivan Zamorano da Santiago del Cile.
Vive la sua prima parte di carriera in patria giocando con le maglie del Cobresal e del Trasandino dove viaggia più o meno alla media di un gol a partita, tanto da attirare le attenzioni di club europei e vincendo una coppa del Cile.
All’età di 21 sbarca nel vecchio continente, per la precisione con gli svizzeri del San Gallo dove gioca per due campionati e mezzo. Per lui questa tappa è solo il trampolino di lancio verso campionati più importanti. Infatti all’inizio della stagione 1990/91 si trasferisce in Spagna, nelle file del Siviglia in cui milita per due stagioni, andando in entrambe le annate in doppia cifra.
Nella stagione 1992/93 viene comprato dal Real Madrid. Al Santiago Bernabeu vive da assoluto protagonista 4 stagioni collezionando la bellezza di 101 con la camiseta blanca, vincendo un campionato, una coppa del re, una supercoppa spagnola e il titolo di Pichichi nel 1994/95 con 28 gol in campionato.
Moratti si innamora di questo puntero chileno e dedice di portarlo alla scala del calcio, nel 1996 pagandolo circa 4 miliardi di lire.


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lunedì 4 marzo 2013

Champions League, riparte la caccia ai quarti

Nemmeno il tempo prendere fiato dopo l'emozionante fine settimana di campionato che è subito l'ora della Champions League. Il programma degli ottavi, diviso in due settimane è davvero ricco: si comincia domani sera con il ritorno tra Manchester United e Real Madrid che all'andata hanno dato vita a un match davvero bello, terminato 1-1 ma che lascia un piccolo vantaggio ai Red Devils in virtù del gol segnato al Santiago Bernabeu. Le due squadre vengono entrambe da risultati positivi in campionato: il Manchester ha travolto il Norwich grazie allo show del giapponese Kagawa, autore di una tripletta. Il Real, invece, ha sconfitto per la seconda volta consecutiva il Barcellona, superato per 2-1 in casa, continuando così la crisi nera della squadra di Messi.
Il secondo match del martedì è tra il Borussia Dortmund e lo Shaktar Donetsk. I tedeschi, dopo aver acciuffato il pari negli ultimi minuti nella partita d'andata, vogliono chiudere in fretta la pratica degli ottavi e puntano forte sullo straordinario momento di forma del bomber polacco Lewandowski, autore della doppietta che ha schiantato l'Hannover portandolo al primo posto della classifica cannonieri. Lo Shaktar parte nettamente sfavorito, il campionato ucraino è ripreso soltanto venerdì con la netta vittoria per 4-1 contro il Volin', ed essendo in ritardo di condizione rispetto ai tedeschi, proveranno a sorprendere gli avversari innescando i veloci contropiedi di Douglas Costa.

Mercoledì sarà la volta della Juventus che, dopo la rotonda vittoria al Celtic Park di Glasgow, attuerà sicuramente il turnover per dare spazio a chi ha giocato meno finora. Il Celtic, d'altro canto, giocherà a Torino cosciente di non aver più nulla da perdere e vorrà quindi vendicare l'umiliante sconfitta della partita d'andata. Starà a Conte far sì che non ci siano cali di concentrazione tra i giocatori bianconeri.

Psg e Valencia chiudono la prima parte degli ottavi. I transalpini hanno vinto in Spagna per 2-1 e possono giocare con relativa tranquillità seppure dovranno fare a meno di Ibrahimovic squalificato per due giornate per fallo di reazione nella partita d'andata

sabato 2 marzo 2013

Real-Barcellona, occhi puntati sul big match

Fra poco meno di due ore, al Santiago Bernabeu, scenderanno in campo il Real e il Barcellona per il rematch della sfida di coppa vinta dai Blancos che ha permesso loro di qualificarsi per la finale di Valencia ai danni degli eterni rivali catalani.

Gli umori delle due squadre sono diametralmente opposti: il Real proviene dal successo di Copa del Rey in cui ha mostrato un ottimo stato di forma generale, soprattutto nella sua stella Ronaldo autore della doppietta che ha steso i blaugrana. Inoltre, anche se lo scudetto è un risultato ormai proibitivo, dato l'enorme vantaggio accumulato finora dal Barcellona, resta comunque per la squadra di Mourinho l'obiettivo di poter primeggiare negli scontri diretti in questa stagione.

Il Barcellona, invece, attraversa un periodo nero contraddistinto dalle due nette sconfitte rimediate col Milan in Champions e con il Real martedì sera. Le cause di questo calo sono diverse, a cominciare dalla confusione legata alla temporanea sostituzione di Vilanova per motivi di salute e dal calo fisico manifestato da alcuni dei suoi giocatori simbolo. Messi, in queste ultime settimane, è stato sotto tono e la squadra ne ha risentito parecchio. A prendere le difese del campione argentino ci pensa Roura, in panchina al posto di Vilanova, che dichiara come la "pulce" sia stata vittima di un attacco influenzale che ne ha limitato il rendimento. Il Barcellona dovrà fare anche a meno di Xavi, ancora alle prese con la lesione al bicipite femorale che rischia di fargli perdere anche la sfida di ritorno di Champions con il Milan.

I pronostici della 27° giornata di Serie A

Dopo l'anticipo di ieri sera tra Napoli e Juventus, andiamo a vedere cosa ci offre questo week end calcistico:


Milan-Lazio:

I padroni di casa partono con i favori del pronostico sia per il fattore campo che per il periodo di forma attraversato. Sembra inoltre rientrato il rischio assenza di Balotelli per infortunio. La Lazio continua a dover fare a meno di Klose e Floccari e avrà il solo Kozak a reggere l'attacco biancoceleste.
Pronostico: 1


Catania-Inter:

La squadra siciliana stra attraversando un gran periodo e, soprattutto in casa, è una squadra davvero ostica. L'Inter si presenta all'appuntamento con un attacco completamente rinnovato: fuori Cassano per scelta disciplinare e Milito e Palacio per infortunio, spazio al trio Rocchi, Alvarez, Schelotto
Pronostico: 1


Fiorentina-Chievo:
Reduci entrambe da due brutte sconfitte casalinghe, Fiorentina e Chievo cercano un rilancio. La prima per continuare a sperare nel terzo posto valido per l'accesso alla prossima Champions. La seconda per ottenere punti preziosi per la salvezza.
Pronostico: 1X


Roma-Genoa:
I giallorossi recuperano Totti e DeRossi, assenti domenica per squalifica, e cercano il terzo successo consecutivo. Il capitano giallorosso, inoltre, con un gol raggiungerebbe Nordhal al secondo posto della classifica dei marcatori più prolifici. I rossoblu, con  una formazione rimaneggiata puntano sui gol dell'ex di Borriello e Bertolacci per impensierire la Roma.
Pronostico: 1


Le altre partite:

Torino-Palermo: 1
Bologna-Cagliari: X
Pescara-Udinese: 2
Sampdoria-Parma: X
Siena-Atalanta: 1