giovedì 14 marzo 2013

Agostino di Bartolomei : storia di un Capitano indimenticato


Sono passate da poco le otto della mattina del 30 maggio 1994 quando il 39enne Di Bartolomei - non più Ago, non più Diba, non più il capitano dello scudetto e di tante altre battaglie, ma solamente, normalmente e banalmente nella sua semplicità tale Agostino Di Bartolomei, si alza dal letto. Agostino esce dalla camera senza farsi sentire, come al solito, per non svegliare la moglie Marisa, ex hostess conosciuta nell'anno dello scudetto : è una bellissima giornata, c'è tanto sole che richiama il caldo pre estivo imminente. A quel punto scende piano le scale della sua abitazione - una magnifica villa immersa nel verde di San Marco Castellabate, piccolo borgo del salernitano raggomitolato sulla riva del mare - quindi apre un cassetto e ne estrae una delle sue due pistole. E' una Smith & Wesson calibro 38. Di Bartolomei la carica, si sposta in veranda e là, nel silenzio, ancora in pigiama, preme il grilletto e spara. Un colpo dritto al cuore. Giallo come il sole, rosso come il cuore. Sono passati dieci anni da quella sfortunata finale di Coppa dei Campioni persa ai calci di rigore, a Roma. Dieci anni esatti. Dieci anni di pensieri, di riflessioni, di vittorie, di sconfitte. Di uno tra i leader più amati di sempre, forse il più amato dalla Capitale giallorossa. Che non dimentica, nè dimenticherà mai, il suo Capitano.

Agostino di Bartolomei nasce a Roma l'8 Aprile 1955 e sin dalle giovanili ha un sogno : giocare per la sua squadra del cuore, la Roma naturalmente, di cui è tifosissimo. Inizialmente nella Primavera le cose non girano perfettamente: spesso siede in panchina, ci sono ragazzi più bravi di lui, la squadra in classifica non va oltre l'8o posto. Un bel giorno però, approfittando dell'infortunio di un certo Bruno Conti (sì, il campione del Mondo '82 di Madrid nonchè un'altra grande futura bandiera giallorossa) l'allenatore di allora, Antonio Trebiciani decide di schierarlo titolare. E da quel 1971 nessuno lo ha più tolto. Improvvisamente la situazione cambia :  l'anno successivo arrivano le prime soddisfazioni, le prime vittorie, i primi gol,  il Titolo Primavera e cosa più importante, il passaggio in prima squadra. E ancora qualche mese dopo, l 'esordio tanto atteso. 22 Aprile 1973, praticamente due settimane dopo i suoi primi 18 anni, contro l'Inter a San Siro (finirà 0-0). 
Nella stagione 1973-1974, alla prima g
iornata, all'Olimpico contro il Bologna (2-1), arriva il primo gol con la maglia giallorossa, valido per la vittoria. Una immensa felicità: un gol decisivo con la Roma davanti al suo pubblico. Nelle prime tre stagioni con i grandi colleziona 23 presenze, poi passa un anno in prestito in serie B, a Vicenza per maturare definitivamente. Al ritorno,quindi a partire dalla stagione 1976-1977 diventa un punto fermo dei giallorossi, tanto che ne diventa a fine anni Settanta, automaticamente il capitano. Scelto all'unisono dall'intero spogliatoio e dal mister, "il Barone", naturalmente il grande Liedholm, che lo posiziona davanti alla difesa con la possibilità di spingersi in avanti palla al piede. Il campionato 1977-1978  è per lui il più prolifico: 10 reti, che ne denotano le spiccate doti offensive unite alla grinta e alla corsa. Simbolo di una città, di una piazza che vive qualsiasi cosa all'eccesso, una passione enorme che solo nella Capitale sanno cosa significa realmente. Arrivano i primi trofei, due Coppe Italia vinte consecutivamente nel 1980 e nel 1981 (ne arriverà anche una terza,successivamente nel 1984). Ma naturalmente, è il 1983 l'anno che conta maggiormente. E' l'anno dello Scudetto, il secondo della storia giallorossa (40 anni dopo il primo successo,in piena guerra) e Agostino è uno dei principali protagonisti, insieme a gente come Ancelotti, Pruzzo, Falcao e il già citato Bruno Conti. Realizza 7 gol con cui trascina la sua squadra ad un Tricolore memorabile.  Campione d'Italia della propria città, da capitano: un vero e proprio sogno. 
La stagione successiva, sin dall'inizio risulta essere ancor più promettente: ci sono i giusti rinforzi, (Giannini,Cerezo e Ciccio Graziani su tutti) e la squadra è impegnata su tutti e 3 i fronti (Campionato, Coppa Italia e Coppa dei Campioni). Dopo essere arrivata seconda a sole due lunghezze , la Roma però non va oltre lo 0-0 contro la Juve capolista (che poi vincerà agevolmente le ultime quattro partite, laureandosi Campione d'Italia proprio ai danni dei giallorossi). La squadra capitolina, arriva però in finale di Coppa dei Campioni e come già detto, nonostante la spinta del pubblico di casa (l'Olimpico era completamente giallorosso, con 70 mila spettatori), viene sconfitta ai rigori il 30 maggio 1984 (gara terminata 1-1). Il dolore è tremendo, essere arrivato ad un passo dal traguardo, aver accarezzato la possibilità di vincere la prima Coppa dei Campioni della storia e non esservi riuscito nell'impresa: il Capitano la prende male, malissimo.  
Nel 1984, con l'arrivo di Eriksson sulla panchina, Di Bartolomei venne ceduto per colpa di un mercato completamente sbagliato. Giocò la sua ultima gara con la maglia giallorossa e con la fascia di Capitano al braccio nella finale di Coppa Italia vinta contro il Verona. Per l'occasione i tifosi gli dedicarono uno striscione indimenticabile : «Ti hanno tolto la Roma ma non la tua curva».
Successivamente giocherà nel Milan, nel Cesena e nella Salernitana, con cui nel 1990 conclude la sua carriera ottenendo la promozione in serie B. 
La sua grandezza è e resterà tale per tutti, ha ricevuto pubblicamente tantissime dediche e tanti ricordi (il Comune di Castellabate, dove viveva, gli ha intitolato una strada, il personaggio di Pisapia nel film "L'uomo in più" del 2001 è ispirato alla sua figura, la canzone "Tradimento e Perdono" dell'amico Antonello Venditti è chiaramente dedicata a lui, ndr) perchè faceva della semplicità la sua arma migliore. Un capitano vero, legato da un amore indissolubile verso Roma e la Roma, e resta per tutti un calciatore con un cuore grande che non si è visto nè prima nè dopo. 



di Giuseppe Girardi
twitter: @gg230591

Fonte:  wikipedia - Agostino Di Bartolomei

3 commenti:

  1. Wow,complimenti! good job!

    RispondiElimina
  2. Giuseppe s'è davvero superato questa volta. Mi fa piacere che vi sia piaciuto e mi auguro che continuerete a seguirci. Presto arriveranno nuovi personaggi che hanno fatto la storia del calcio

    RispondiElimina